Aldo Ballarin (Chioggia, 10 Gennaio 1922 - Superga, 4 Maggio 1949)
MAGLIA DI ALDO BALLARIN STAGIONE 1948/49
Biglietti aereo andata e ritorno MILANO-LISBONA di Aldo Ballarin
La valigia di Aldo Ballarin che si trovava nell'aereo della tragedia di Superga
Distintivo del Benfica regalato ad Aldo Ballarin in occasione della partita Benfica Torino 03/05/1949
Frammenti dell’aereo della tragedia di Superga
Lettera scritta al giornalista Walter Ravazzolo, il quale ne pubblica un articolo su
Weekly Sport 30 Ottobre 1946 Numero 9
“Sono stato bravo?” chiese Aldo Ballarin ai compagni negli spogliatoi di S. Siro subito dopo Inter-Torino, l'ultima partita di campionato che disputò la squadra granata. La risposta più eloquente gli venne da capitan Valentino che quel giorno, infortunato, aveva dovuto disertare il campo.
Lo abbracciò commosso, pieno di ammirazione, e Ballarin, felice, rideva contento come forse mai stato.
Quel giorno il terzino granata aveva realmente fornito una prestazione maiuscola.
La magistrale condotta difensiva dei granata, scesi in campo in formazione rimaneggiata, aveva trovato in lui un perfetto e sempre tempestivo esecutore.
E pensare che all'inizio del secondo tempo si era preso un tal calcione dall'attaccante interista Nyers che a fine gara la gamba si presentava tanto gonfia da neppure infilarsi nei pantaloni!
Quel calcio lo avrebbe potuto salvare.
A Lisbona purtroppo Aldo ci andrò lo stesso ma fu costretto a giocare con l'arto imbottito di iniezioni calmanti a linimento di un dolore lancinante.
Il suo voler essere presente a tutti i costi simbolizza un po' il segreto della grande squadra: primi fra tutto amicizia, rispetto per i compagni e un grande attaccamento ai colori sociali.
La sorte fu doppiamente impietosa con la famiglia Ballarin.
Con Aldo morì anche il fratello Dino, portiere di riserva del portentoso Bacigalupo.
Aldo aveva fatto di tutto per ottenere che il fratello lo seguisse in Portogallo.
Alla fine ce l'aveva fatta.
Dino era stato preferito all'altro, difensore dei pali, Gandolfi, e si era così aggregato alla comitiva, praticamente in viaggio premio.
Si trattava per lui del battesimo dell'aria, ed Aldo, felice di averlo vicino, lo rassicurava dicendogli: "Vedrai quale piacere è il volare! Parti e arrivi senza nemmeno accorgertene”.
“Come fanno d’amara ironia ora, queste parole!” Scrive Bruno Slawitz sul Guerin Sportivo.
Aldo, ventisettenne quando scomparve, era considerato il più forte terzino sistemista d’Italia anche se inizialmente, quando si trova inserito per le prime volte nel ruolo che poi interpretò magnificamente, si trova molto a disagio.
Era abituato al gioco metodista sviluppato dalla Triestina, la squadra che lo cedette al Torino, e stentò non poco ad adattare il suo gioco alla nuova tattica.
Sosteneva che era contrario al suo temperamento di lottatore e limitava le sue capacità.
Arrivò persino al punto di voler abbandonare il Torino, restituendo stipendi e ingaggi; ma il presidente Novo riuscì a persuaderlo, trasformandolo in uno dei pilastri del blocco difensivo granata.
Aldo, malgrado una presenza fisica non indifferente, era un ragazzo molto timido.
Sauro Tomà, che giocò a lungo con lui, dice:” Quanto era timido il buon Aldo! Io ero l'ultimo arrivato ma quando gli parlavo insieme diventava tutto rosso.
In campo però si imbufaliva perché ‘sentiva’ la partita; ma era straordinariamente buono e generoso".
In campo in effetti si trasformava completamente.
Diventava prestante, baldanzoso, sicuro di sé e delle sue prerogative.
Annota Renzo De vecchi: “Mobilissimo, agile e scattante, sapeva entrare mirabilmente in anticipo, in omaggio alle esigenze del sistema.
Se qualche volta non gli riusciva di giovarsi dell'anticipo, allora sapeva sfoggiare veloci recuperi o acrobatiche rovesciate che lasciavano a bocca aperta.
Esuberante ed allo stesso tempo preciso, irruente e calcolatore, possente nella respinta con entrambi i piedi e magistrale nel gioco di testa”.
Il suo gioco non conosceva grande finezze o carezze di velluto; era forte, vigoroso e a volte persino rude; senza però mai un briciolo di cattiveria.
Pur tuttavia una certa fama di ‘cattivo’ si era formata intorno al suo nome ed Aldo ne era dispiaciuto e rammaricato profondamente.
Scrive Vincenzo Baggioli: “Era saldo nelle gambe e se un avversario di piombava addosso con un urtone era lui, l'avversario, a cadere; e Ballarin se ne stava dritto come se nulla fosse.
Era un eccezionale tempista, calcolava i suoi interventi al millimetro ed anche ciò era causa di qualche bombolone dello attaccante che in certo qual modo doveva pur giustificarsi davanti alla platea per essere stato giocato tanto di misura!”.
Ballarin era nato con il calcio nel sangue. Un altro dei suoi fratelli, Iginio, ricorda che Aldo non aveva una gran passione per la scuola; ma che per il football avrebbe dato, come purtroppo avvenne veramente, la vita.
Il padre allora, contrario a tanta passione che andava a discapito del rendimento scolastico, lo mise in un collegio a Bassano del Grappa, sperando di redimerlo.
Iginio afferma: "Non cambiò nulla. Aldo si alzava di notte e di nascosto puliva le scarpe da calcio con il lenzuolo”.
A 16 anni gioca nel Rovigo, abbandonando la scuola ed un impiego in banca tra la disperazione di casa.
Malgrado le violente proteste familiari, procede spinto da un amore fervidissimo, sulla strada dell'impegno sportivo e dalla Triestina, dopo aver giocato il Campionato Regionale del ’44 nelle file del Venezia, approda a Torino nella stagione ’45 ’46.
Giunge la Nazionale A. Nove presenze in quattro anni con l'esordio avvenuto nel novembre del ’45 a Zurigo contro la Svizzera (4-4).
Carlin sul ‘Tuttosport’ lo ricorda così: “Chi potrà mai dimenticare quel colosso che era Ballarin, infallibile nelle entrate e ne rimandi, sempre in forma e sempre sicuro, fortissimo in ogni evenienza”.
Era instancabile sempre pronto a riprendere la contesa.
Il milanista Annovazzi, a questo proposito disse, molto laconicamente, ma con precisione: “L’è mai stracc!”.
E certamente non si sarebbe neppure stancato a conquistar scudetti da aggiungere ai quattro già vinti in maglia granata.
La carriera di Aldo Ballarin
1937/38 Giocatore Clodia giovanile e del Rosolina.
1938/39 Giocatore Adriese Campionato Veneto-Prima Divisione-Girone B.
1939/40 Giocatore Rovigo-Campionato Serie C- Girone A.
1940/41 Giocatore Rovigo-Campionato Serie C- Girone A.
1941/42 Giocatore Triestina-Campionato serie A.
1942/43 Giocatore Triestina-Campionato serie A.
1943 Giocatore della squadra Aeronautica Militare-Campionato militare.
1944 Giocatore del Venezia-Capionato di Guerra-Campionato Alta Italia.
1945/46 Giocatore Torino-Campionato serie A. Campione d'Italia.
1946/47 Giocatore Torino-Campionato serie A. Campione d'Italia.
1947/48 Giocatore Torino-Campionato serie A. Campione d'Italia.
1948/49 Giocatore Torino-Campionato serie A. Campione d'Italia.

1938/39 Giocatore Adriese Campionato Veneto-Prima Divisione-Girone B

Campionato Serie C -Girone A-

Campionato Serie C- Girone A-







